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Educare al silenzio per cercare di “abbassare il volume” della vita chiassosa in cui vivono i bambini

Categoria: Educare
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Può sembrare superfluo. Può sembrare anacronistico, fuori moda…“Stai in silenzio!” , “Adesso stai zitto per favore!”, “Chiudi la bocca!”; ecco alcune espressioni tipiche di chi “educa”(!?).

Che sia la mamma, il papà o l’insegnante a pronunciarle il messaggio è chiaro, preciso ma va anche oltre il significato verbale! Non è un richiamo al silenzio ma al non parlare, al tacere, al chiudere la bocca. E’ un ordine di chiusura , delle idee e delle parole, è un rifiuto di ciò che sarebbe stato una comunicazione .
Se usiamo gli imperativi, gli esclamativi, non educhiamo ma ordiniamo. Non riusciremo certo in questo modo a richiamare il significato autentico e il valore profondo del silenzio, semplicemente perché saremo noi ad usare un metodo “chiassoso” e quindi incoerente!
Il silenzio è un valore se lo si sa gustare, se si capisce il sapore che può avere in certi momenti della giornata, l’importanza che ha nella relazione con gli altri, il positivo che riesce a far emergere e trasmettere di noi.
In una epoca estremamente caotica in cui il rumore fa da colonna sonora ad ogni azione ( fuori e dentro casa) e il chiasso è la situazione in cui si vivono le relazioni interpersonali (dentro e fuori casa) spesso si ha la sensazione che comunque le parole non abbiano lo spazio necessario per essere recepite né capite né ricordate. Perché se non c’è silenzio non si può parlare ma nemmeno ascoltare; questo dovremmo dirlo a noi stessi come educatori prima che urlarlo ai nostri figli.
Vorremmo imparare a vivere il silenzio come “clima amico” in cui riusciamo a sentire i nostri pensieri, senza la confusione che a volte li accompagna, a percepire le nostre emozioni, senza che siano condizionate da stimoli esterni di ogni tipo, a dire quel che vogliamo comunicare, senza la sensazione che l’altro sia distratto, ad ascoltare quel che ci dicono , senza il fastidio di non riuscire a concentrarci, Vorremmo …e potremmo!
Basterebbe cominciare a non temere il silenzio. Quanti ne hanno paura tendono a percepirlo come un vuoto ( a volte esterno a volte interiore) riempito da altro che non ci piace sentire ( i rumori incomprensibili che ci allarmano, i pensieri contorti che ci rattristano).
Ma il silenzio vero non è un vuoto; esso è uno “spazio di attenzione” e ha valore in funzione della possibilità di usarlo come noi desideriamo senza che ci crei fastidio o imbarazzo.
Quando un bambino nasce passa dal silenzio del ventre materno ( in cui i suoni dall’esterno erano ovattati) alla rumorosa situazione della sala parto ( oggi c’è maggiore attenzione al contesto in cui avviene il parto anche sotto questo aspetto…): anche per questo piange!
Da quel momento, e direi per tutta la vita, i rumori sono la consuetudine. Spesso non sono però solo funzionali al suo apprendere, relazionare e star bene; pensiamo a rumori forti inutilmente proposti (il traffico, gli elettrodomestici) e a “riempitivi” per intrattenerlo – efficacemente ma senza valore – come carillon ripetitivi o televisori e radio che trasmettono ciò che il bambino non può capire, o voci che parlano e urlano intorno a lui senza considerare la sua tollerabilità alla confusione…
Spesso i bambini sottoposti ad un sovraccarico di imput uditivi si adattano ma con conseguenze ovvie; ad esempio poi si annoiano se c’è silenzio intorno a loro – e piangono - , a scuola non riescono a star zitti per ascoltare l’insegnante – e vengono rimproverati- ,a casa hanno necessità assoluta di sentire musica ad alto volume  mentre studiano – e non riescono a concentrarsi e memorizzare-, ovunque  urlano per farsi ascoltare anche dai compagni – e risultano antipatici o aggressivi- , chiedono di stare in luoghi non idonei alla serenità come le sale giochi o le discoteche – e si stordiscono di rumore- , cercano un modo per farsi notare a tutti i costi – e disturbano con motorini , auto, la quiete del vicinato. Insomma il rumore è loro necessario e contemporaneamente li distrugge!
Educare al silenzio significa dunque cominciare, per noi adulti,  a non temerlo, a sceglierlo nella quotidianità ( in casa, in auto…almeno dove dipende da noi!), a proporre momenti in cui non si crei imbarazzo anche se non si parla ( durante un abbraccio affettuoso, in un dialogo tranquillo e pacato, nell’ascolto insieme di una musica dolce e soffusa, da assaporare insieme).
In ogni momento è possibile cercare di recuperare dal troppo rumore a cui siamo abituati. Ad ogni età è possibile cercare di “abbassare il volume” della vita chiassosa in cui siamo cresciuti. Ad esempio scegliendo di ricavarsi momenti nella giornata in cui isolarci da ciò che distrae , disturba, Provando a trascorrere nei fine settimana qualche ora in luoghi davvero “tranquilli” in alternativa a centri commerciali, stadi, discoteche …
Quando il silenzio è consuetudine piacevole (perché sentiamo che ne abbiamo desiderio, che ci è utile e che non nasconde pericoli o inganni) diventa più semplice, e quasi automatico, ascoltare e percepire meglio ciò che di solito il rumore copre e nasconde.
Creata la condizione del silenzio, come assenza di rumore, si può cercare di assaporarlo come fonte di conoscenza, di relazione, di creatività, di risoluzione dei problemi, di cammino di crescita personale, di qualità carismatica,di ricerca di ciò che esso nasconde.
Il mese prossimo scopriremo insieme come il silenzio sia una delle risorse segrete e preziose del nostro ben-essere!

Silenzio prima di nascer, silenzio dopo la morte, la vita è puro rumore tra due insondabili silenzi.
- Isabel Allende-


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