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L'importanza di "Giocare"

Categoria: Educare
bambini_gioco

Perché è importante giocare? Possono esserci differenti letture dell’esperienza ludica.

Arriva l’estate, aumentano le possibilità di gioco, è bene favorire al massimo l’esperienza di attività ludiche.

L’interesse per il gioco, come fattore di sviluppo della personalità, è recente: da sempre è stato considerato come un elemento che, una volta scomparso, significava che il bambino cominciava a diventare grande.
Spesso i bambini di oggi hanno poco tempo per il gioco libero, fuori dalla vista e dal controllo degli adulti.
Si gioca per tanti motivi, ma prima di tutto per piacere e per divertimento. Il gioco non va vissuto come un lavoro. In ogni attività ludica c’è una finalità, l’importante è che la proposta sia sempre piacevole e divertente. Gioco e giocattolo non sono  tra loro assimilabili: il gioco è primariamente nella relazione. Si contrappone alla realtà nel senso che si tratta di un’area libera dove possono accadere cose diverse, è un ambiente protetto senza rischi (in riferimento all’interiorità) e senza sanzioni. L’individuo non gioca per passare il tempo, ma perché ne sente l’esigenza.
Giochiamo per tanti motivi:
-    per divertimento;
-    per favorire il processo di integrazione della personalità;
-    per padroneggiare l’ansia;
-    per poter esprimere la propria aggressività in un ambiente noto (aggressività simbolizzata);
-    per comunicare il proprio mondo interiore;
-    per definire i confini del proprio corpo e per raggiungerne il controllo;
-    per sviluppare le funzioni dell’Io;
-    per sviluppare l’attività creativa.

Se questa esigenza di giocare viene adeguatamente soddisfatta, ha una funzione strutturante per l’intera personalità. Il gioco è un’azione, o un’occupazione volontaria, compiuta entro certi limiti definiti di tempo e di spazio, secondo una regola volontariamente assunta (tutte le attività di gioco hanno una regola), e che tuttavia impegna in maniera assoluta. E’ un’attività che ha fine in se stessa, è accompagnata da un senso di tensione e di gioia e dalla coscienza di “essere diversi” dalla vita ordinaria (Huizinga J., Homo ludens – 1946). La consapevolezza di sé permette di vivere la regola nel gioco come un elemento che non comprime la propria personalità. Karl Groos (psicologo tedesco) definisce il gioco come un comportamento istintivo, un bisogno primario e naturale non indotto. Non è possibile indurre l’istinto del gioco.
Tanto più un bambino ha capacità di gioco, tanto più sarà in grado di reagire alle situazioni esterne stressanti. In questo senso  l’attività ludica va considerata come un’attività propedeutica alla vita adulta. Il gioco è quell’elemento capace di rivelare il rapporto tra mondo interno e  mondo esterno di un individuo.
Se un bambino è capace di giocare con piacere, significa che c’è un buon rapporto tra mondo interno  e mondo esterno, e ciò è un indicatore di benessere: il rapporto col mondo interno è sereno e riesce a esprimerlo liberamente nel gioco. La creatività è data dalla capacità di poter combinare in modo diverso i dati e le informazioni che uno ha a disposizione. Giocare da solo o con gli altri: a seconda della dominanza del temperamento posso privilegiare una delle due dimensioni. La capacità di giocare da solo nel bambino si struttura verso il primo anno: il bambino fa un gioco solitario, ma in presenza di qualcuno.

Il gioco è un’attività fondamentale, predominante nelle fasi di sviluppo, che assolve a numerose funzioni che favoriscono la maturazione di abilità sul piano fisico, psicologico e sociale.
Favorire il gioco significa favorire una crescita sana ed equilibrata nel bambino.

Dott.ssa Stefania Giuliani, pedagogista

 


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