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Didattica inclusiva...a proposito di BES (Bisogni Educativi Speciali)

Categoria: Educare
bisogni_educativi_speciali

In una classe emerge un’eterogeneità di bisogni educativi che rispecchia la diversità di ciascun alunno. Brahm Norwich (2000) ha distinto questa serie di bisogni in comuni, specifici (condivisi da un gruppo) e individuali.

Per soddisfare ogni singola necessità, l’insegnante deve attuare una serie di accorgimenti didattici in grado di realizzare una positiva inclusione dell’alunno e il massimo apprendimento possibile.

Entriamo più nello specifico delle varie tipologie di bisogni.
Il concetto di BES (Bisogni Educativi Speciali), presente da molti anni in vari documenti ufficiali e legislazioni a livello europeo, compare di diritto nella scuola italiana con la Direttiva MIUR 27/12/2012.
L’identificazione di un alunno con BES non avviene necessariamente attraverso la presenza di una certificazione ma fa riferimento al funzionamento generale della persona, dal punto di vista biologico, fisico, personale e sociale (modello bio-psico-sociale: non centrato sulla malattia, ma sul funzionamento globale della persona e sull’ambiente – ICF – Classificazione Internazionale del Funzionamento, della Disabilità e della Salute – OMS, 2001).

I BES rientrano nell’area dello “svantaggio scolastico” che a sua volta può distinguersi in tre sottocategorie:
-    alunni con disabilità (certificata secondo la L. 104/92): disabilità intellettiva, disabilità motoria, disabilità sensoriale, pluridisabilità, disturbi neuropsichiatrici;
-    alunni con disturbi specifici dell’apprendimento (DSA, L.170/2010), alunni con deficit del linguaggio, della coordinazione motoria, alunni con ADHD (disturbo dell’attenzione con iperattività), alunni con funzionamento cognitivo limite, ecc..;
-    alunni con svantaggio socio-economico, linguistico e culturale.
Riguardo quest’ultimo gruppo, la segnalazione deve avvenire mediante criteri oggettivi (segnalazione da parte di un Servizio Sociale) o attraverso un’attenta valutazione sul piano didattico e psicopedagogico.

Tutti gli alunni che manifestano difficoltà nell’apprendimento e nella partecipazione sociale hanno un bisogno educativo speciale che necessita di un intervento personalizzato e individualizzato.

La didattica inclusiva si fonda su un approccio pedagogico volto a ricercare tutte le facilitazioni possibili per superare gli ostacoli all’apprendimento e per realizzare la partecipazione attiva di tutti gli alunni.
Il punto di partenza sono proprio le differenze di ciascun alunno: differenze da accogliere e valorizzare per la crescita dei singoli e del gruppo.

La piena realizzazione di una didattica inclusiva si ha mediante l’attivazione di tutte quelle risorse legate all’apprendimento: la risorsa del gruppo classe, l’adattamento della didattica da parte dell’insegnante, anche mediante la sperimentazione di strategie e strumenti nuovi e innovativi. E’ importante valorizzare i diversi stili cognitivi rendendo gli alunni consapevoli del proprio modo di apprendere. Favorire un’immagine positiva di sé e dunque sviluppare un buon livello di autostima e un positivo senso di autoefficacia: variabili psicologiche che condizionano l’apprendimento. La valutazione, flessibile e dinamica, deve consentire all’alunno e all’insegnante un feedback continuo riguardo la propria modalità di apprendere e insegnare. Da stimolare inoltre l’autovalutazione e il confronto tra pari.
Tutte queste azioni, in maniera sinergica e integrata, garantiscono la piena realizzazione di una didattica inclusiva.

Dott.ssa Stefania Giuliani, pedagogista


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