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Il senso di autostima nel bambino

Categoria: Educare
autostima

L’autostima, come percezione e considerazione del proprio valore, è un costrutto che evolve di pari passo con le esperienze di vita del bambino e nasce necessariamente nell’interazione con gli altri. Una bassa autostima è spesso frutto di una serie di fallimenti nei rapporti primari genitore-bambino: la sensazione costante di non sentirsi amato, apprezzato e considerato dal genitore, provoca nel bambino un senso di disperazione tale da condurlo gradualmente a credere di non essere lui stesso meritevole di amore.

Talvolta il genitore, sopraffatto dai propri sentimenti di ansia, rabbia e più in generale pervaso da una sorta di disagio personale, arriva a focalizzare la propria attenzione e cura solo sulla parte idealizzata del bambino, quella parte dolce, affettuosa e compiacente che allontana però lo sguardo dalla sua parte reale e più autentica: in questo caso il bambino stesso comincerà a percepirsi indesiderato e rifiutato per quello che è veramente, si sente amato e apprezzato solo se è perfetto e non commette errori, i suoi difetti sono percepiti come intollerabili. Le offerte e i doni che il bambino fa al proprio genitore, i sorrisi, l’avvicinarsi, gli sguardi pieni di amore, se non vengono colti e accolti, determinano alla lunga una sensazione di scoraggiamento che determinerà, nel bambino, una reazione volta a inibire nel futuro qualsiasi forma di espressività e dunque anche il desiderio di coinvolgere l’altro.

Comincia a pensare di non avere alcun valore, perché ciò che fa non sortisce alcun effetto, provoca solo indifferenza, si sente a questo punto inadeguato e “sceglie” dunque di ritirarsi e di rimanere in disparte.

Questi bambini si percepiscono insignificanti e perciò distruggono tutto ciò che di bello li circonda, perché sono convinti di non meritarlo, allo stesso tempo non riescono a gioire dei propri successi.
I bambini con una scarsa considerazione del proprio valore “decidono”, senza esserne consapevoli, di seguire quella che Eric Berne (psicologo canadese) ha definito una “sceneggiatura banale”, ovvero di condurre una vita ordinaria, senza provare mai ad emergere, per paura di fallire e di provare vergogna.

Il senso di autocritica è molto forte e ben radicato. Un ambiente di crescita eccessivamente critico e colpevolizzante determina uno sviluppo in cui le relazioni interpersonali vengono percepite di norma piene di critiche. Per i bambini, fino a un certo punto, è “vitale” credere che gli adulti, e soprattutto i genitori, abbiano sempre ragione. Per questo motivo le critiche nei loro confronti vengono recepite come fossero la verità: non sono in grado di capire che si tratta di opinioni personali e nemmeno di giudizi da contestualizzare. I bambini stanno ancora costruendo il proprio senso di Sé ed anche la propria autostima è in divenire: l’adulto significativo può intervenire in modo compassionevole, amorevole e autenticamente incoraggiante per attenuare queste critiche interiori.

Nel difficile compito di educare spesso si ricorre a metodi che possono danneggiare il senso di autostima. Quando si rimprovera un bambino spesso il tono di voce dell’adulto, più delle parole, raggiunge e colpisce a  tal punto la sensibilità del bambino da indurlo immediatamente a provare un senso di vergogna. Il senso di colpa porta a sentirsi responsabili per una certa azione, per un qualcosa che è successo, la vergogna invece va a intaccare il proprio senso del Sé che nel bambino va definendosi giorno dopo giorno.

Dott.ssa Stefania Giuliani, pedagogista


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