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Perchè in Italia il metodo di Maria Montessori non è così diffuso come all'estero?

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Sia l’evidenza che i dati sulla diffusione delle scuole Montessori nel mondo parlano chiaro: Il metodo è diffuso in tutti i Paesi, dall’Europa alle Americhe, dal Giappone alla Nuova Zelanda, un filo rosso che accomuna scuole in tutto il mondo che utilizzano e applicano all’educazione i principi ideati da Maria Montessori oltre 100 anni fa, nella stessa modalità ovunque.

 

In Germania ci sono oltre 1100 scuole, nel regno unito oltre 800 per non parlare degli Stati Uniti in cui superano le 4500. Chiunque abbia girato un po’ il mondo e abbia a cuore la storia di Maria Montessori si sarà accorto che nei paesi sopra citati è piuttosto frequente e comune imbattersi in una scuola Montessori;  Casa dei Bambini o di altra categoria, spicca la diffusione di un approccio che, invece, In Italia, patria della fondatrice, ha faticato a diffondersi e, dove si diffonde, deve superare pregiudizi, difficoltà e ostacoli che altrove sembrano incomprensibili. In Italia le scuole a differenziazione didattica Montessori sono complessivamente 144 (Fonte Opera Nazionale Montessori); negli ultimi tre anni c’è stato un aumento della diffusione per via, da un lato, della convenzione siglata da ONM e Miur e, dall’altro, per un aumento dell’interesse da parte delle famiglie che desiderano il metodo per i propri figli; tuttavia, se confrontiamo il dato con la sua diffusione nel mondo, salta all’occhio quanto Maria Montessori in patria abbia avuto una singolare battuta di arresto, mentre all’estero abbia riscosso un interesse e una conseguente applicazione notevoli.

Ma quali sono le ragioni di questa situazione paradossale? Studiando la vita di Maria Montessori, che si intreccia con la storia del nostro paese, emergono alcuni elementi che chiariscono ragioni politiche e culturali in conseguenza delle quali la pedagogista italiana decise (o fu costretta) di andarsene dall’Italia e di gestire il suo lavoro dall’estero e anche in base alle quali, successivamente, non si ebbe una diffusione importante come altrove; per ultime ragioni anche legate alla personalità di una donna forte, determinata, protagonista e competente che mal si integravano negli anni del fascismo con una presenza altrettanto forte e maggiormente influente e di potere come quella di Benito Mussolini.

Ma facciamo un passo indietro: ancora prima del tempo del fascismo la pedagogia scientifica di Maria Montessori inizia a essere considerata in modo controverso da differenti scuole di pensiero. Questo soprattutto perché il suo metodo affonda le radici in un approccio filosofico oltre che scientifico. Maria, intanto parte dalla scienza positivista, da cui eredita il rigore, la chiarezza, la verifica, ma non il determinismo; crede profondamente nella soggettività infantile tanto da farsi promotrice di una nuova cultura dell’infanzia e dei suoi diritti e da integrare correnti di pensiero come il neoevoluzionismo, la psicoanalisi, l’ecologia, il pacifismo. Questo percorso la farà avvicinare alla Teosofia e al movimento cattolico modernista: fratellanza universale senza distinzione alcuna, lo studio comparato delle religioni, delle filosofie e delle scienze, l’attenzione all’educazione per formare esseri umani intellettualmente e moralmente liberi. Da qui si evince come la pedagogia Montessori sia permeata da tematiche spirituali antidogmatiche e antiautoritarie dove la creazione dell’ ”uomo nuovo” libero, cosmopolita, pacifista e proiettato verso l’infinito rimane al centro. In questo scenario, dunque, il rapporto tra l’approccio montessoriano e la religione cattolica diventa uno degli elementi chiave della mancata diffusione: da un lato la volontà di sperimentare nuove forme di educazione religiosa in cui lo sviluppo dell’individuo avviene in modo non oppressivo ma stimolante, dall’altra il rifiuto di accettare il dogma del peccato originale. Per Maria Montessori il bambino è “vuoto” non ha nulla per cui chiedere perdono e non sente il bisogno di liberarsi dalla colpa o dal peccato. Maria inoltre, riteneva inaccettabile un’autorità esterna, prima su tutte quella papale, che può agire tramite punizioni e ricompense. E’ chiaro come davanti a simili affermazioni, nella cultura dominante degli anni ‘10-’20 molte sonole resistenze in tutti gli ambiti, compresi quelli educativi, dove Lombardo Radice, pedagogista che negli anni ‘22-’24 è alle dirette dipendenze di Giovanni Gentile, critica pesantemente il suo approccio, considerandolo “non tipicamente italiano” e privilegiando invece l’italianità delle sorelle Agazzi, che avevano realizzato una riforma dell’educazione infantile ispirandosi anche esse all’attivismo pedagogico.  A queste ragioni culturali si intrecciano quelle politiche e di potere, quando Maria Montessori si incontra con Benito Mussolini. Chiaro che due personalità forti come le loro facciano fatica a convivere, soprattutto quando l'interesse dell’una è quello di mantenere la guida della diffusione del Metodo in Italia e quello dell’altro, di poterlo controllare. Mussolini apprezza di Maria, e inizialmente la favorisce, la fama internazionale, nella sua pedagogia la combinazione apparentemente impossibile tra libertà e ubbidienza e tra crescita individuale e necessità di inchinarsi a una forza superiore. D’altro canto Maria accetta inizialmente di sviluppare il suo progetto con l’appoggio di Mussolini in quanto il suo ideale trascende la politica e la sua missione va oltre ogni ideologia. Nel tempo, però, questo patto si incrina per i diversi modi di interpretare quanto appena detto e per la distanza ideologica che risulta sempre più evidente:  Maria pacifista e contro ogni guerra, Benito fautore della retorica militarista e evidente spalleggiatore dei conflitti armati, Maria sostenitrice della libertà individuale, Benito controllore autoritario, entrambi determinati a mantenere la prima l’autonomia sulla diffusione del metodo e il secondo il merito di tale diffusione; questo attrito porta alla rottura definitiva e all’allontanamento volontario di Maria dall’Italia. Da qui la diffusione maggiore altrove e l’approccio educativo in Italia prese altre strade.

Ci chiediamo se oggi,  con un contesto diverso e trasformato dalla storia che ci separa da quegli anni sarà più facile promuovere la diffusione della pedagogia montessoriana, per consentire a questa donna rivoluzionaria di tornare in patria. L’Italia è pronta a questo ritorno? La scuola italiana lo è? E’ ciò che si augurano centinaia, migliaia di famiglie che vorrebbero questo approccio per i propri figli e che vogliamo anche noi.

 

 


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