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Perchè i bambini dicono le bugie? Educhiamoli alla sincerità

Categoria: Educare
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L’essere umano ama la verità, la persegue, la ritiene un valore.  Ammiriamo chi dice ciò che pensa, chi è coerente con i propri principi, chi affronta con onestà anche le verità più scomode, chi è autentico nel suo agire e parlare. Amiamo chi è vero, chi è schietto, chi ci da affidabilità .

 Siamo cresciuti tutti, o quasi, con adulti che ci chiedevano di essere sinceri, di ammettere anche gli sbagli ma sempre con la convinzione che saremmo state persone migliori se sincere, sempre e comunque.

A volte, pur convinti di voler aderire a questo stile veritiero di pensiero, parola e comportamento, ci siamo trovati a rimproverare noi stessi o gli altri per aver ceduto alla menzogna…ritenendo che ci siano , a volte, delle eccezioni valide. Ed ecco allora “le bugie” a fin di bene, le cose “dette e non dette”, il “lasciar credere” senza assumersi la responsabilità di confermare o smentire, il “tacere per la quiete”, il “mentire” senza voler ferire…Tante sfumature di “falsa verità” tali da incuriosire gli studiosi di psicologia e comportamento umano che hanno studiato il fenomeno e sono arrivati a conclusioni piuttosto chiare in merito.

Pare che l’essere umano abbia una innata tendenza a dire il vero, ad essere spontaneo e schietto. Succede poi che, per educazione , emulazione o esperienze varie, subentri un filtro mentale e comportamentale che ci porta a frenare la nostra onestà in funzione della convenienza del proprio tornaconto, del vantaggio che individuiamo in ciò che stiamo per dire…e “capita” così di mentire. Capita e poi può ricapitare, anche più consapevolmente, se in noi non è fortemente radicato il valore della verità.

Se alle menzogne dette da bambino son seguiti insegnamenti o punizioni efficaci (“le bugie han le gambe corte…”, “ ti punisco non per quel che hai fatto ma per aver mentito e cercato di nascondere il tuo errore” , “capisco non sia facile ma conviene sempre essere onesti se si vuol essere creduti”) è probabile che ci sia un naturale ritorno alla sincerità, anche quando costa fatica essere coerenti con ciò in cui si crede.

E’ più facile essere onesto per un bambino che si sente, sempre e comunque, amato da chi lo educa ( e a volte lo rimprovera e punisce per richiamarlo ai principi condivisi e proposti ). Ancora più facile e naturale sarà essere sincero per un bambino che senta aria di verità circolare in casa, improntare le relazioni tra mamma e papà, tra genitori e figli, con gli amici e parenti.

Spesso pur volendo insegnare l’onestà ci pare normale che si dicano bugie! Ad esempio può capitare ad un genitore di sorridere, divertito e intenerito, davanti alla prima bugia, ingenua e plateale del proprio bambino; di per sé la si ritiene una divertente ed innocua novità di atteggiamento. Ma il messaggio che viene così trasmesso al bimbo è di rinforzo del mentire perché dire ciò che non è vero gli porta l’attenzione, il compiacimento, la vicinanza del genitore. Come pretendere che capisca che non è giusto né lecito inventare, ingigantire, nascondere, modificare tutto ciò che sarà oggetto del suo parlare in futuro?

Certo nemmeno una reazione opposta, molto rigida, valutativa e moralistica hanno effetto educativo; un bambino al di sotto dei 12 anni non ha ancora sviluppato un vero e proprio senso morale; risulterebbe quindi assurdo accusarlo di falsità o disonestà. Occorre solo incoraggiare alla verità, dimostrare la propria sincerità, premiare chi è sincero quando dobbiamo ammettere che sarebbe stato facile o conveniente mentire.

Ci sono anche altri atteggiamenti che noi adulti attiviamo, convinti che se essere sinceri è importante a volte è bene che i nostri figli crescano anche “ furbi”, cioè capaci di ottenere il massimo risultato anche con metodi non propriamente coerenti con lo stile dell’onestà . Non è educativo consigliare di “mentire” per passarla liscia con un professore, o di “non dire sempre tutto quel che pensi” per non essere coinvolti , o di “far finta di nulla” se vien richiesto di denunciare un fatto negativo per non essere accusati o di “inventare qualcosa che sia credibile”per giustificare se stessi . Al genitore pare di rendere così il figlio capace di cavarsela ma invece lo si porta a pensare che il fine giustifica i mezzi…

Crescendo può essere che le bugie, la difficoltà a dire il vero, siano la spia di un disagio adolescenziale o di una forma di ribellione verso l’autorità dell’adulto. Nel primo caso occorre aiutare il figlio ad avere più fiducia in se stesso dipendendo meno dall’opinione che gli altri hanno di lui e che spesso porta a mentire per dimostrare di valere di più, per essere notati dai coetanei e ritenuti “grandi” dagli adulti. Nel caso in cui mentire significa”trasgredire” all’autorità…bisogna che l’adulto si trasformi da autoritario ad autorevole e riesca a non giudicare, con etichette che feriscono i sentimenti dei più sensibili, la persona che ha bisogno di mentire, bensì si limiti, ma con decisione e fermezza a recriminare sulla menzogna detta.
La bugia è un comportamento che si può correggere solo se viene data fiducia alla persona che l’ha detta..non è “un bugiardo” ma qualcuno che ha bisogno di ritrovare la serenità necessaria per poter essere se stesso..spontaneamente sincero!

“Veritas in omnes sui partes semper eadem est”
- La verità è sempre la stessa da qualunque lato- SENECA

Dott.sa Lucia Todaro


 


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