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Quando i bambini “non sono mai contenti" educhiamoli alla pazienza

Categoria: Educare
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Che i genitori debbano avere pazienza, tanta pazienza, è scontato…ma non certo facile, a volte! Che i bambini abbiano pazienza è altrettanto raro tanta è la loro voglia di affrontare la vita, con quella “sana impazienza” che ci conferma un discreto livello di energia e benessere.

Poiché però sappiamo in quante occasioni della vita sia necessario essere capaci di aspettare, posticipare, rinviare,attendere, tergiversare, tener duro, ponderare, prender tempo…(pazientare insomma!) è nostra premura riflettere su come si possa aiutare un bambino a crescere anche in questa dote umana importante,
Aver pazienza significa innanzi tutto saper riconoscere ciò che si aspetta, si desidera, come un qualcosa di importante e positivo; se si dà valore al desiderio ci si sente fortunati e grati della possibilità di realizzarlo. Col sentimento di gratitudine si attende meglio perché il cuore è pieno di una emozione prima ancora che arrivi a compimento il desiderio. Chi è impaziente invece ha nel cuore solo l’ansia provocata dall’attesa e ciò rischia poi di tramutarsi in delusione , comunque vada , perché l’ansia non lascia facilmente il posto alla gioia, alla sorpresa.Ad esempio il bambino impaziente di ricevere un dono per il compleanno rischia di esserne deluso se quel dono non è poi quello che aveva richiesto o gli era stato anticipato; ciò avviene perché l’attenzione era posta sull’oggetto, sul dono, e non sulla bella sensazione che qualcuno gli stava per dimostrare un affetto grande con un dono che, qualunque esso fosse, avrebbe reso magica l’attesa e forte la sorpresa. Infatti un dono improvviso, non anticipato , ha l’effetto contrario di suscitare gioia per la sua imprevedibilità, e non è strettamente connesso al valore del contenuto.
Insegnare a riconoscere nell’attesa i motivi della gioia rende importante ed educante l’attesa stessa. Si potrebbe dire al bambino “pensa che i nonni stanno già cercando un regalo per te” oppure “sai che il regalo che ti faranno i tuoi amici lo ricorderai sempre con gioia”, o ancora “che fortuna sapere che lo zio ti farà certamente un regalo”…
Aver pazienza significa, inoltre, capire che non esiste l’hic et nunc, il tutto subito, perché ogni cosa ha bisogno di tempo per essere realizzata e il tempo necessario per questo diventa attesa feconda. Spesso i nostri bambini non riescono nemmeno a chiedere perché tutto viene loro concesso prima ancora che si esprimano su un bisogno, prima che sentano di dipendere da qualcuno a cui possono chiedere e che per amore li potrà accontentare. Questi bambini non sanno cosa vogliono, e quando credono di volere.. desiderano ma spesso senza sapere cosa; il loro reale desiderio è di essere amati e cercano conferme di affetto in chi sta loro vicino,abituandosi all’idea che qualunque cosa ricevano è una piccola conferma.
Impossibile per loro avere pazienza ; pazientare è un rinviare l’appagamento di un bisogno d’amore troppo grande e urgente…troppo anche perché riesca ad essere compensato da tanti, innumerevoli ,regali inutili. Così ci ritroviamo a dire dei figli che “ non sono mai contenti”, “sembrano sempre insoddisfatti”, “nulla è mai abbastanza e chiedono sempre di più!”. Ma siamo noi che sbagliamo accettando di dar loro ciò che nemmeno hanno avuto tempo di desiderare, quasi a placare i nostri sensi di colpa nei loro confronti per ciò che davvero li farebbe star sereni…il nostro tempo, la nostra vicinanza, il nostro ascolto.
Sarà un caso che per questi doni importanti noi non abbiamo mai tempo sufficiente? E che ci renda impazienti il fatto che ci facciano richieste in questo senso, anche se in modo indiretto (con i capricci ad esempio)?
Si potrebbe far notare, sottolineare con chiarezza, ai bambini come ogni cosa richieda un pensiero e una realizzazione: la vita umana con i 9 mesi di attesa, i fiori con la loro stagionalità, l’autonomia con la crescita. Spiegato il concetto è poi importante aiutare ad evidenziare le loro possibilità di esprimere desideri ,con la serena consapevolezza che non tutti potranno essere realizzati , ma che quelli che daranno risultato porteranno gioia anche per compensare le delusioni. Ad esempio portare il bambino in un luogo desiderato, di cui si è parlato e che si attende da un po’, può dare la gioia sufficiente per compensare altri momenti in cui non si è potuto fare.
Aver pazienza significa anche …soffrire . Patior in latino significa proprio sopportare, soffrire. L’attesa ha in sé anche una componente di fatica, non possiamo negarlo. Dunque è importante anche insegnare a sopportare, con fatica a volte, l’attesa. Rinviare una gratificazione, una gioia, un successo porta a fortificare il carattere e crea nel bambino la sensazione di essere in grado di affrontare meglio le future attese, senza senso di frustrazione o rassegnazione.
Si può promettere qualcosa che verrà concesso in un tempo, preciso ma rinviato nel tempo. Si può chiedere al bambino di ripensare per qualche giorno a ciò che ha richiesto, per vedere se ne ha davvero bisogno. Si può raccontare di come anche noi adulti attendiamo pazientemente che avvenga qualcosa che auspichiamo, senza farci assalire da ansie o frenesie.
Dire e dimostrare che tutto si può attendere e che l’attesa ha già in sé la potenzialità per darci gioia è utile nell’educazione.
E questo concetto dovremmo innanzi tutto confermarlo a noi stessi affinchè non ci distrugga il desiderio di vedere “immediatamente” i risultati positivi della nostra educazione sui figli!
Seminare è il nostro mestiere…e senza una sollecita e pacata pazienza non potremo godere delle meraviglie intermedie , tra il momento della semina e quello del raccolto!

La virtù cristiana della pazienza
è un’attitudine da conquistare con un
lungo esercizio perché essa richiede
continuità nelle piccole avversità
Gianfranco Ravasi

Lucia Todaro


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