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Come parlare ai nostri figli in maniera efficace e positiva!

Categoria: Educare
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“Quante volte te lo devo dire?”, “ Perché non mi ascolti mai?”, “ Cosa parlo a fare…tanto….” , “Vieni al dunque!”, “Non guardarmi in quel modo perché mi fai star male”, “Chi tace acconsente…” , “ Non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire”….

Tutte frasi di uso comune, modi di dire che denotano la difficoltà di capirsi davvero anche tra persone che si vogliono bene come genitori e figli, di qualunque età essi siano.
Per riuscire nella delicata arte del comunicare efficacemente occorre prestare attenzione all’altro, a prescindere dall’argomento di conversazione. Il figlio a cui dico di riordinare la stanza, la figlia che rimprovero per il ritardo di rientro saranno più disponibili ad ascoltare e più stimolati a riflettere e cambiare se non sentiranno toni di giudizio sulla loro persona nelle nostre parole, bensì accentuazione del solo comportamento richiesto o sbagliato. Chi si sente importante per l’altro è più portato a concentrare l’attenzione sul messaggio trasmesso piuttosto che sui modi di comunicarlo del genitore: se una madre parla, o anche urla – è umano a volte esagerare un po’ - col figlio ma non per aggredirlo bensì per consigliarlo, amandolo, circa il da farsi, viene ascoltata e capita.
Occorre anche saper ascoltare in modo attivo: non solo le orecchie ma anche gli occhi aiutano a capire l’altro “oltre le parole” cogliendo le sfumature delle emozioni che prova nel dire certe cose, delle motivazioni che lo portano ad usare un certo tipo di comunicazione verbale o corporea – spesso inadeguata alla relazione d’affetto
Un padre deve usare del tempo per farsi raccontare anche di eventi marginali, di interessi giovanili, con lo spirito di chi ha desiderio e capacità di ascoltare il figlio almeno tanto quanto le notizie del TG serale.
Quando si comunica con l’altro bisogna anche non avere “pregiudizi” che falsano l’interpretazione e l’intenzione del messaggio altrui: una madre deve sforzarsi di capire cosa “realmente” sta comunicando il figlio in questa occasione specifica, senza ritornare su situazioni passate ormai evolutesi.
Nella comunicazione aiuta anche essere capaci di esprimersi in modo chiaro, semplice, sintetico, adatto all’interlocutore: inutili certi discorsi ( più che educativi sono filosofici), rivolti da certi genitori ai loro bambini ancora piccoli per comprendere un pensiero logico complesso e articolato!
Bisogna avere anche l’umiltà e l’accortezza di chiedere conferma che il messaggio sia stato recepito in modo corretto: non si tratta di “ hai capito?” ma di modi diretti o indiretti per avere un riscontro di ciò che abbiamo trasmesso ( “prova a dirmi se mi sono spiegata bene, se ti ho fatto capire qual è il mio pensiero…”)
Quando la comunicazione si fa difficile e la tensione tra genitori e figli è quasi palpabile, occorre saper metacomunicare, cioè dire come ci si sente emotivamente e quanto si ha il desiderio di risolvere la questione perché in fondo… “non si deve essere necessariamente d’accordo per andare d’accordo”! Spesso il nostro bisogno di comunicare con persone di altra età e con un ruolo diverso dal nostro in famiglia nasce dal piacere di sentirsi accettati anche nel confronto di idee e opinioni o stili comunicativi differenti.
Lo stile che educa al comunicare è uno stile coerente, in cui cioè non solo dico quello che realmente penso, ma lo dico in un modo che mi rende credibile agli occhi dell’altro perché, con le parole i toni o i gesti, né voglio aggredirlo e prevaricarlo né sono passivo ed indifferente . E’ detto stile assertivo quello di chi si rivolge all’altro rispettando i tempi e i modi di parlare, ascoltando con attenzione, dicendo con modi equilibrati e consoni al messaggio ciò che si pensa realmente e trasmettendo non solo parole ma anche intenzioni, motivazioni ed emozioni personali.
Possiamo dunque concludere che la comunicazione è uno strumento privilegiato di relazione con l’altro; saper ricevere e trasmettere messaggi significa rendere più efficace il nostro intento educativo.
Ogni genitore può crescere nella sua competenza comunicativa chiedendosi, o confrontandosi col coniuge, se lo stile utilizzato con i figli sia realmente il più efficace in riferimento al loro modo di essere e alle circostanze. Forse scoprirà di avere sempre detto, e ripetuto, le cose giuste, ma in un modo sbagliato…e c’è sempre la possibilità di sperimentarne un altro!            
             
 “Parlare è un mezzo per esprimere se stessi agli altri, ascoltare è un mezzo per accogliere gli altri in se stessi ”  da un testo classico taoista

Lucia Todaro
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