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Comunicare non è facile, bisogna saper educare i figli!

Categoria: Educare
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Un essere umano esprime i propri bisogni ,entra in relazione con gli altri , riesce a “dire se stesso” in funzione della capacità di comunicare.Ogni individuo ha una innata e personale predisposizione a comunicare.

La comunicazione va intesa, però, non solo come capacità di “parlare” esprimendo significati ed inviando messaggi tramite il linguaggio (comunicazione verbale) ma anche come modalità di esprimersi mediante le infinite possibilità che con il corpo abbiamo di dire…”oltre le parole” ( comunicazione non verbale). Lo sguardo, i gesti, la distanza e la postura del corpo, la mimica del volto, i toni e il volume delle parole denotano meglio ciò che vogliamo trasmettere all’altro. Anche il silenzio risulta significativo perché può essere intenso e ricco di significato, positivo o negativo, a seconda del contesto e delle persone che stanno comunicando.   
Per questo l’essere umano è individuo comunicante fin dalla nascita. Crescendo la capacità linguistica evolve, sia spontaneamente sia per imitazione, e la scuola poi la perfeziona. Quante ansie per i genitori in attesa delle prime parole del bimbo…e quanta soddisfazione anche quando queste sono incerte o approssimative!
La stessa attenzione va posta anche alle modalità con cui il bambino , e poi il ragazzo, si esprime: spesso le sfumature emotive, le aspettative e le paure, le gioie e i bisogni reali di aiuto, emergono proprio da una smorfia del viso, da un gesto ossessivo delle mani, da una tensione  muscolare o dal tono della voce.

In molti casi un giovane deve essere aiutato ad essere consapevole
anche di quelle espressioni di sé che vengono dal corpo e che risultano, per gli altri, addirittura più credibili delle parole che egli pronuncia!  Il rossore improvviso del viso o l’accanimento del rosicchiarsi le unghie sono segnali che inviano messaggi…in cerca di qualcuno che li sappia comprendere e a volte correggere! Così anche la dolcezza di un sorriso spontaneo, l’efficacia di un abbraccio o la forza trasmessa da una stretta di mano sono veicoli di trasmissione dei propri sentimenti e delle proprie idee che possono diventare importanti soprattutto quando pare di “non aver parole” per esprimere ciò che si vorrebbe-

Comunicare non è facile perché molti sono i problemi, gli errori che come barriere bloccano il fluire di una comunicazione; pensiamo a come sia difficile per alcuni ragazzi esprimersi durante una interrogazione scolastica perché l’emozione frena e blocca il linguaggio.
Farsi ascoltare è difficile: un genitore spesso lamenta questo nei figli indifferenti alle sue parole oppure distratti da tanti altri stimoli. Come fare per migliorare la volontà di “ascolto attivo”?
Farsi capire per ciò che davvero si vuole trasmettere, senza che il figlio fraintenda o si offenda o rinunci al confronto è un obiettivo di molti.
Si può aiutare chi ci ascolta affinchè capisca bene e ci confermi di avere ricevuto i messaggi che volevamo inviare?

Come può un genitore aprirsi alla comunicazione ed educare alla comunicazione?
Il mese prossimo torneremo su questo delicato ma utile argomento con una serie di indicazioni pedagogiche tese a perfezionare il proprio stile comunicativo e superare le difficoltà a cui abbiamo accennato.           
 

Lucia Todaro
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